La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da due eventi importanti.

  • L’inflazione negli USA ha raggiunto il 7,5%, spinta dal rialzo delle materie prime, di beni di consumo e di salari. E’ scontato che la banca centrale USA alzerà i tassi di interesse a marzo, muovendoli dallo zero per cento  attuale. Bisognerà capire quanto il rialzo dell’inflazione colpirà gli utili delle imprese e il potere di acquisto delle famiglie, sia negli USA che in Europa.
  • Venti di guerra sempre più temibili giungono dal confine tra Russia e Ucraina. Il presidente USA ha invitato i connazionali a lasciare l’Ucraina e, intanto, la borsa russa ha perso in quattro mesi il 25% del suo valore. L’ipotesi di un conflitto ha almeno il 50% di probabilità, ed è auspicabile che la Nato non ne sia coinvolta. Certamente una guerra determinerebbe tensioni sul settore energetico, sul quale già da tempo abbiamo consigliato di investire con ottimi risultati.

Occorre verificare sul campo se inflazione, rialzo dei tassi, possibili conflitti militari possano colpire i mercati azionari. Quelli obbligazionari sono stati già colpiti dal rialzo dei tassi di mercato che non sembra ancora esaurito.

Il livello chiave è 4.200 punti per l’S&P500: fin quando si rimane al di sopra, le prospettive dell’azionario restano positive. Al di sotto di 4.200 punti di S&P500 sarebbe opportuno mettere in atto contromisure per proteggere i portafogli, compreso l’acquisto di ETF short, che guadagnano in caso di ribassi dei mercati azionari.

Ma la prima protezione è già in atto nei nostri portafogli di ETF: il 10%, massimo il 15%, investito in Oro, il vero rifugio sicuro nei momenti di tensione sui mercati. In caso di conflitto il metallo giallo potrebbe arrivare facilmente a 2.000 USD.

Un concetto fondamentale da tenere a mente è la forte dipendenza di tutti i mercati azionari da Wall Street. Questo vale anche per la borsa italiana. Innumerevoli sono gli esempi in cui massimi e minimi della borsa di New York coincidono temporalmente con quelli della borsa di Milano.

Se la pressione ribassista dovesse prevalere su Wall Street, sarebbe inevitabile per l’ indice milanese SPMIB toccare i 25.500 punti, zona di forte sostegno alle quotazioni di tutti i titoli.